| Valérie Georgeon, Kawabata ©2012 - www.valeriegeorgeon.com |
Nelle voragini di suoni
siamo stati di un bellissimo silenzio.
Sceso così bene
nella gola del cristallo glauco
soffice soffiato a Sèvres.
Siamo inconsunti di parole
fino ai dopo di domani
con meraviglie di agosti
portate a questa riva.
La mia non tua
la tua non mia.
Come stagioni inverse.
Che rumore le tue ciglia fanno
così significanti su di me
volandomi nel petto.
E tu con lui ti fermi
perché senta nella carne
le ciglia tue
come termiti nella terra.
Meglio i colpi d’arco.
Una nota lunga
per approfondirsi nel tepore
e non soffrire più gli incroci
che sono lontananza.
Già.
Perché dal punto in comune
comunque si cammina.
Come stagioni inverse, appunto.
Ma dammi un bosco
fittami alberi a ore supine
per sognarti.
Che proverò a essere l’inverso di chi sono.
E con fare antico
esserti il ritroso delle notti che non vissi.
Belle le iridi che guardano all’indietro
nell’aver sete del futuro scorso
su questa riva.
Tua non mia
mia non tua.
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