![]() |
| Giorgio Silvestrini, Nan-Shan (Courtesy Galerie Eva Hoeber, Paris) |
Ce lo dicevamo come sarebbe stato.
Io sarei partito dall' Île fino a Procope
una sera di novembre
di quelle quando i bistrot t’invitano a restare.
Tu dalla tua città abbacinata dalla nebbia.
Ti avrei attesa tanto
e ti avrei riconosciuta
perché il sole notturno si distingue
e non c’è trucco, signori, e non c’è inganno.
Ti avrei aspettata indugiando sui librai d’inverno
impavidi cani del lungosenna.
Le solfeggiavo le ore a noi mancanti
specialmente in quegli andanti di silenzio
che erano i tuoi sguardi a mia memoria.
Che il nulla di nuovo sul fronte occidentale
si sarebbe sciolto in un abbraccio
e tu mi avresti preso
e detto e fatto le cose di ogni sogno.
Avresti comunicato senza fili sulle labbra
poi mi avresti steso
forse sorriso.
Nel momento esatto in cui
toccandomi le palme
avresti riconosciuto
il mio anello cucito d’erba.
Nessun commento:
Posta un commento